Per molti anni la chemioterapia è stata l’unica opzione terapeutica per i pazienti affetti da carcinoma uroteliale avanzato. Recentemente l’immunoterapia è diventata nuovo standard: avelumab come terapia di mantenimento nei pazienti responsivi alla chemioterapia di I linea a base di platino; pembrolizumab come terapia di II linea nei pazienti progrediti alla chemioterapia a base di platino. Le III linee sono invece rimaste orfane di nuovi farmaci fino alla recente comparsa sullo scenario terapeutico degli Antibody-Drug Conjugate (ADC): enfortumab vedotin (anti-NECTINA) e sacituzumab govitecan (anti-TROP2).
Sintesi
Per molti anni la chemioterapia è stata l’unica opzione terapeutica per i pazienti affetti da carcinoma uroteliale avanzato. Recentemente l’immunoterapia è diventata nuovo standard: avelumab come terapia di mantenimento nei pazienti responsivi alla chemioterapia di I linea a base di platino; pembrolizumab come terapia di II linea nei pazienti progrediti alla chemioterapia a base di platino. Le III linee sono invece rimaste orfane di nuovi farmaci fino alla recente comparsa sullo scenario terapeutico degli Antibody-Drug Conjugate (ADC): enfortumab vedotin (anti-NECTINA) e sacituzumab govitecan (anti-TROP2).
A giugno 2022 AIFA ha deliberato l’A.I.C. e classificato ai fini della fornitura enfortumab vedotin in III linea per il tumore uroteliale avanzato. Il farmaco attualmente è in attesa della negoziazione del prezzo, ma è prescrivibile in fascia CNN.
A supporto di questa scelta i dati dello studio EV-301, studio di fase III che randomizzava pazienti precedentemente pretrattati a ricevere enfortumab vedotin oppure chemioterapia (docetaxel, paclitaxel o vinflunina). All’ASCO del 2022 sono stati portati i dati dopo un follow up medio di 2 anni a favore di enfortumab, sia in termini di mOS (12,9 vs 8,9 mesi) sia in termini di mPFS (5,55 vs 3,71 mesi). Interessanti, inoltre, i dati in termini di risposte obiettive (41% vs 19%), con tassi di tossicità sovrapponibili tra i due bracci di trattamento.
Quale è la rilevanza pratica di questa nuova rimborsabilità?
Per la prima volta in Italia è prescrivibile un farmaco in III linea per tumore uroteliale avanzato che abbia dimostrato un vantaggio in mOS che supera i 12 mesi, risultato assolutamente promettente in una patologia che è stata per molti anni dipendente dalla sola chemioterapia.
Anche i dati di risposte obiettive rendono enfortumab una buona opzione terapeutica, in III linea infatti tassi di risposte sovrapponibili si erano visti solamente con erdafitinib nella patologia FGFR amplificata, tuttavia tale farmaco non è disponibile in Italia.
La tollerabilità di enfortumab vedotin lo rende una opzione valida anche nei pazienti pretrattati con sali di platino e immunoterapia. Il profilo di tossicità tipico comprende la neuropatia periferica, l’iperglicemia e le tossicità cutanee (a volte anche severe). Sono attualmente in corso studi di associazione tra ADC (enfortumab e sacituzumab) e immunoterapia (pembrolizumab) in linee precoci di trattamento.