PODCAST - Nuovi farmaci e nuove indicazioni

Nel contenuto i dettagli circa la nuova rimborsabilità di olaparib in combinazione con bevacizumab nel trattamento di prima linea del carcinoma ovarico HRD-positivo.





Trascrizione

Nel 2020 EMA ha provato olaparib in combinazione con bevacizumab per il trattamento di mantenimento delle pazienti con carcinoma epiteliale dell'ovaio di alto grado avanzato in risposta, dopo completamento di una chemioterapia di prima linea a base di platino, il cui tumore presenti un deficit di ricombinazione omologa, definito dalla presenza di una mutazione BRCA 1 2 e/o di instabilità genomica.
Lo scorso Marzo AIFA ha ammesso alla rimborsabilità olaparib in combinazione con bevacizumab, secondo tale indicazione e limitatamente alle pazienti il cui tumore presenti un deficit di ricombinazione omologa senza una mutazione BRCA 1 2.
Tale indicazione deriva dallo studio registrativo PAOLA-1 (1) che andava a confrontare la combinazione di olaparib e bevacizumab rispetto a bevacizumab placebo a prescindere dallo stato mutazionale di BRCA. Considerando esclusivamente la popolazione ammessa alla rimborsabilità nelle pazienti e il HRD+ e senza mutazione BRCA nello studio PAOLA-1, la Progression Free survival mediana è stata pari a 28.1 mesi nel gruppo sperimentale rispetto a 16.6 mesi del gruppo di controllo corrispondente ad un HR di 0.43 a favore nel braccio sperimentale.
Questi dati hanno portato la combinazione di olaparib e bevacizumab a ricevere, da parte di AIFA, l'innovatività condizionata.
L'ottenimento della rimborsabilità di questa combinazione sottolinea l'importanza di selezionare le pazienti con nuova diagnosi di carcinoma ovarico, non solo per lo stato mutazionale di BRCA 1 2, ma anche per il deficit di ricombinazione omologa e rende ancora più impellente la necessità di ottenere un test accademico per la determinazione dello Stato di HRD.

Bibliografia

  1. Ray-Coquard I, et al; PAOLA-1 Investigators. Olaparib plus Bevacizumab as First-Line Maintenance in Ovarian Cancer. N Engl J Med 2019;381:2416-2428.